La verità è che la tradizione cristiana (che rimane l'unica etica coerente in Europa) poggia su due o tre paradossi o misteri che possono facilmente essere contestati in una discussione e parimenti giustificati nella vita comune.


La verità è che la tradizione cristiana (che rimane l'unica etica coerente in Europa) poggia su due o tre paradossi o misteri che possono facilmente essere contestati in una discussione e parimenti giustificati nella vita comune. Uno di essi è ad esempio il paradosso della speranza o della fede: più disperata è la situazione, più speranzosi bisogna essere. (...) Un altro è il paradosso della carità o della gentilezza per cui più una cosa è debole più essa va rispettata, e che più una cosa è indifesa più essa dovrebbe infonderci volontà di difenderla. (...) Ora, di questi molto pratici e funzionanti misteri della tradizione cristiana, e uno dei quali la Chiesa Cattolica Romana è, a mio avviso, riuscita benissimo nel contraddistinguere è la concezione della peccaminosità dell'orgoglio.
L'orgoglio è una debolezza nel carattere: inaridisce il riso, la meraviglia, la gentilezza e l'energia. (...) E la verità è perfino più bizzarra di come appare nella dottrina formale del peccato di orgoglio. Non solo è vero che l'umiltà è un qualcosa di molto più saggio e vigoroso dell'orgoglio. E' inoltre vero che la vanità è un qualcosa di più saggio e vigoroso dell'orgoglio. La vanità è sociale: è quasi una sorta di cameratismo; l'orgoglio è solitario ed incivile. La vanità è attiva: desidera l'applauso di infinite moltitudini; l'orgoglio è passivo e desidera unicamente l'applauso di una persona, che già ha. La vanità ha il senso dell'umorismo, ed accetta perfino la propria presa in giro; l'orgoglio è fosco, e non è capace nemmeno di sorridere. (...) L'io è una gorgone. La vanità lo vede nello specchio di altri uomini e vite. L'orgoglio lo studia per se stesso e viene tramutato in pietra.


G.K.Chesterton, Eretici