Figli nostri? - Ontologismi IV

I figli sono un dono.
Per la precisione un dono di Dio, per chi ci crede.
Non un diritto.
Non sono cose, non sono soddisfazioni da prenderci, non sono lì per riempire i nostri vuoti, piccoli o grandi che siano.
Non sono amici, non sono lì per sentirci"come gli altri".
Non sono oggetto di rivendicazione.
Non sono "questione di principio".Non sono nemmeno "nostri".Non lo sono mai.
Né prima di nascere, né tantomeno dopo.
I figli sono un dono.
Immeritato.
A volte difficile da portare.
Sempre, l'oggetto di amore più grande che non è nostro
nemmeno questo.

Ontologismi IV

Se il Signore - Ontologismi IV

Se il Signore dice "alzati", mi alzerò.
Se il Signore dice "vivi", io vivrò.
Se il Signore dice "servimi", lo servirò.
Se il Signore dice "dormi", dormirò.
Se il Signore dice "cadi", io cadrò.
Se il Signore dice "muori", morirò.

Ma il Signore dice: "Amami, sono nato per te".

[Ontologismi IV, 25 Dicembre 2013]

Adorazione irriverente. - Ontologismi IV

Adorazione irriverente

Perfino per il piccolo lombrico io ti ringrazio, mio Dio.
Perché anche nel cieco verme che scava sotto la terra lieve è possibile vedere la bellezza della tua opera. 
E non è che dico questo per fare il poeta degli opposti. 
Lo dico perché tutto è legato insieme, e il mondo non esiste affatto - per come ciecamente lo vediamo noi. 
Ed è così che il verme-lombrico è ben contento di fare la sua parte. 
Verrà un giorno, scavando, in superficie. 
Lì sarà colto dal merlo sorridente, che farà volare in cielo i suoi merletti. 
E giù, noi poveri ciechi, alzeremo gli occhi verso di Te e non sapremo dire
perché gli uccelli volano nel cielo.


Ontologismi IV

Senza anticorpi. - Ontologismi IV

La forma estrema di nichilismo del nostro tempo non può essere colta in tutta la sua gravità, soprattutto per la mancanza di anticopri della "civiltà occidentale". Il vero dramma è l'assenza - provocata da una volontaria deprivazione - dei più elementari operatori critici e delle più elementari conoscenze filosofiche. Basterebbe avviarsi alla lettura di Sartre, Camus, Celine, Cioran, o ancora meglio di Schopenhauer, Feuerbach, ma anche Stirner, Heidegger, giusto per fare qualche nome imprescindibile.Invece di leggere Turgenev o Dostoevskij, le scuole si sono gettate ad occhi chiusi in programmi didattici demenziali e le famiglie sono state drogate con quarant'anni di televisione popolare, nel senso deteriore del termine. Non dobbiamo stupirci se oggi ci troviamo in questa situazione, tale per cui le masse sono controllate inconsapevolmente fin nel dettaglio dei gusti e delle aspettative, sotto una parvenza di democrazia popolare i grandi gruppi di potere controllano il destino dell'Europa. Ora, dove sia condotta da costoro la popolazione europea non è difficile vederlo, a patto che ci si ponga dal punto di vista della volontà di potenza. Egoismo, voluttà (piacere) e sete di dominio. Erano questi, per Nietzsche, i segni distintivi dell'oltre uomo. Che ne dite? Non notate ancora nulla di strano? Musil è a suo modo un altro profeta inascoltato.Eppure il percorso, fino al fallimento radicale, è già stato scritto. E non è stato solo Nietzsche ad anticiparlo. C'è tutto un coro che si allarga anche al di là dei confini della filosofia: prima di argomentare, o peggio prima di accogliere supinamente qualunque assurdità che viene dalla"cultura" americana, sarebbe il caso di darsi alla lettura, o meglio alle letture profonde, e dare * almeno * alle nuove generazioni gli strumenti teoretici ed intellettuali minimi per capire dove sta andando il treno europeo lanciato a folle velocità. A loro la scelta se valga o meno la pena lanciarsi fuori da questa corsa verso il niente. Già per quelli della mia generazione ho paura che sia troppo tardi.

Ontologismi IV

Perchè erriamo.

"Erriamo non perché la verità sia difficile da vedere. Essa è visibile al colpo d’occhio. Erriamo perché la bugia è più confortevole".

Alexander Solzhenitsyn

La propria ignoranza

"Ma non è meglio riconoscere umilmente la propria ignoranza,che arrogarsi superbamente qualche conoscenza?Al giorno del giudizio non sarò dannato se dovrò dire:«Non ho penetrato l`essenza del mio Creatore».Ma se io sostengo un`affermazione temeraria,la presunzione avrà il suo castigo,mentre l`ignoranza otterrà misericordia".

San Girolamo, dal Commento al Salmo 91

Questo vale - Ontologismi IV

Inginocchiarsi, ascoltare.
Capire.
Sacrificarsi.
Esercitare la volontà.
Chiedere un'ombra di Misericordia.
Amare.

Questo vale.

Pensiero forte vs pensiero debole, in azione. - Ontologismi 4


"Dove c'è amore, lì c'è famiglia!". Per niente, amici miei. "Famiglia" non è "dove ci si vuol bene". Un Monastero, dove ci si vuol bene, non è una "famiglia". Non nego che in molti gruppi ci si voglia bene e ci siano buoni sentimenti e sante persone, più che in molte famiglie. Nego con decisione che tutti i gruppi umani siano famiglie. E' importante chiarire l'essenza dei gruppi a partire dallo scopo, dalla dimensione teleologica che ne caratterizza l'essenza. E' necessario un minimo d'ontologia, amici, altrimenti si finisce col dire che due zie sono "famiglia", che due fratelli sono "famiglia" o che due fidanzati innamoratissimi sono "famiglia" o perfino che un single è "famiglia". Un minimo di ontologia, per carità. Ontologicamente occorrono almeno marito e moglie, uomo e donna uniti per uno scopo, almeno a livello potenziale. Tra le varie tipologie di comunità o gruppi umani, diversamente caratterizzati nelle varie situazioni storiche e geografiche, il nucleo essenziale, la "forma" del concetto di "famiglia" è l'esserci di uomo e donna legati fra loro da un rapporto di convivenza finalizzata, nei suoi processi e nelle sue relazioni, alla perpetuazione della specie mediante la riproduzione. L'argomento "allora una coppia che non può avere figli" è fallace, in quanto evidentemente non tiene conto del difetto, che può esserci nel genere, senza intaccare l'essenza stessa del genere. Un cavallo è tale anche se con una gamba in meno. Non può correre, ma resta un cavallo. Anche un cane può correre, e perfino più veloce di un cavallo, ma non per questo cani e cavalli sono essei equiparabili in tutto e per tutto. Ci sono delle differenze. Il voler annientare le differenze è il grande passo della violenza livellatrice che porta al controllo globale. Che ne siate consapevoli o meno. L'argomento in una famiglia in cui il padre non c'è più non si può riprodurre alcunché è allo stesso modo fallace, in quanto un padre c'è stato, la famiglia sarà spezzata finché volete, come spezzata era la gamba del cavallo: la corsa è impedita, ma il cavallo resta equino.


Ontologismi IV

La verità è la formula che esprime fedelmente la nostra visione di un oggetto.


"La verità è la formula che esprime fedelmente la nostra visione di un oggetto. Essendo la relazione che si instaura tra l'oggetto che si manifesta e la persona per la quale esso è manifesto, la verità è legata ad una intuizione concreta.La formula smette di essere verità per chi non può ricostruire con essa l'esperienza che la fonda".

Nicolás Gómez Dávila

Ci sono due tipi di negatori dell'eticità.


«"Negare l'eticità" - può significare in primo luogo: negare che i motivi etici, che gli uomini adducono, li abbiano effettivamente spinti alle loro azioni, - è sostenere quindi che l'eticità consiste tutta in delle parole e appartiene alla grossolana e insieme sottile impostura (e, in particolare, autoimpostura) degli uomini, e forse, il più delle volte, questa si trova proprio in coloro che più sono famosi per virtù. In secondo luogo può significare: negare che i giudizi etici si fondino su delle verità. Qui viene ammesso che essi sono effettivamente motivi dell'agire, ma in tal guisa sono altresì errori, posti a fondamento di ogni giudizio etico, quelli che spingono gli uomini a delle azioni morali. [...] Io nego dunque l'eticità come nego l'alchimia, cioè ne nego i presupposti: non nego però che siano esistiti degli alchimisti e che a questi presupposti credevano e in base ad essi agivano. - Io nego anche la non eticità: non che innumerevoli uomini si sentano contrari all'eticità, bensì che nella verità vi sia un fondamento per sentirsi tali. Io non nego quindi, come è evidente - ammesso che io non sia un folle - che molte azioni che vengono chiamate non etiche, siano da evitare e da combattere; parimenti che molte che si dicono etiche siano da compiere e da perseguire, - però io credo che sia nell'uno come nell'altro caso si debba partire da fondamenti diversi da quelli finora addotti. Noi dobbiamo apprendere in un modo diverso, - per alla fine, forse assai tardi, raggiungere un qualcosa di più: il sentire in un modo diverso». 


(F. Nietzsche, Aurora, Aforisma n. 103, Ci sono due tipi di negatori dell'eticità).

Come de-costruire l'umanità. Agenda in 10 punti - Ontologismi IV


1) illudere le popolazioni con una minima dose di finta libertà. Estendere la democrazia con il suffragio universale.


2) bombardare la popolazione con messaggi diseducativi, pubblicità che crea bisogni inesistenti, martellare in ogni modo con l'arte, l'architettura, le mode, e via dicendo.


3) instupidire piccoli e anziani con psicofarmaci e luoghi di contenimento coatti: asili e ospizi vanno benissimo


4) tenere gli occhi puntati ai paesi "avanzati", come USA ed altri, diffondendo la sola lingua inglese come strumento ideale per veicolare porcate d'ogni tipo


5) trasformare, millantare, esagerare, falsificare, fottere, mutare sistematicamente l'apparenza delle cose, cambiare il loro nome, in modo che ogni male sembri un bene e viceversa


6) impoverire scientificamente e progressivamente le popolazioni, in modo da rendere via via più schiavi e dipendenti le persone anche sotto il profilo economico


7) inquinare oltre che le menti, pure i corpi, con pesticidi, liquami, merda, catrame, cemento ovunque


8 ) soprattutto, massacrare i più piccoli e indifesi con la martellante cultura del nulla, della morte. Aborto, eutanasia, e via dicendo.


9) disintegrare la cellula vitale, la famiglia: divorzio, nuove "famiglie" moderne, con un tasso di violenza e distruzione inimmaginabile solo qualche decennio fa


10) rendere la Scuola una immensa colossale fabbrica di idioti pronti all'asservimento inconsapevole e all'ultimo passo che verrà con l'avvento del Nichilismo Estremo: una fabbrica i piccoli schiavi convinti di essere liperi perché hanno whatsapp sull'Ipohne.

La cosa più grande. - Ontologismi IV

La cosa più grande è la Divina Misericordia.


Ontologismi IV

Quando l'uomo comincia ad uccidere l'umanità...

Dietro al travestimento dell'etica "laica" c'è il grande progetto del controllo globale. Avendo tolto di mezzo il Sacro non c'è più niente che richieda rispetto assoluto - se non il pensiero della "maggioranza" (che è a sua volta già controllata dai mezzi di comunicazione di massa eccetera eccetera). Piano diabolico, perfettamente studiato. La prova? Siamo schiavi, che si credono liberi.

Quando l'uomo comincia ad uccidere l'umanità...



Ontologismi IV, 3 Dicembre 2013

A chi cerca la verità, è sempre aperta la strada della Fede.

A chi cerca la verità, è sempre aperta la strada della Fede: la si percorre nel Vangelo che è la rivelazione, in Gesù Cristo, della Misericordia di Dio verso il peccatore. L'uomo - per la sua fragilità e per la sua colpa - cerca la verità, ha bisogno della verità ma non la possiede. La verità gli deve essere dunque donata. Ma chi cerca la verità, cerca la pace. E non c'è pace all'infuori della Misericordia di Dio. 

Chi cerca la verità, cerca in fondo la Misericordia, cerca il perdono: è sempre aperta la strada della Fede, è sempre Dio pronto, curvo su di noi a riversare la sua Misericordia su chi la chiede. 

Medito queste parole "Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero Gesù e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Uno dei malfattori disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno ». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso»". (Dal Vangelo secondo Luca. 23, 33.42-43). 

Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum. 


Ontologismi IV, 7 Dicembre 2013

Gli uomini superiori.

«Non la forza, ma la costanza di un alto sentimento fa gli uomini superiori» .

F. Nietzsche , Al di là del bene e del male.

Esiste una sola specie di amore, al di là dello spazio e del tempo

Esiste una sola specie di amore, al di là dello spazio e del tempo; tutti gli incontri sulla terra sono immagini, sono colori dell'unica e indivisibile luce. L'amore inteso in senso generale, l'amore nel turbine della temporalità è terreno, è nettunico; l'oceano è la culla dalla quale si erge Afrodite. Dai suoi abissi sgorga ciò che nell'amore è onda e ritmo, tensione e mescolanza, ciò che è meraviglioso e temibile. Sulla riva del mare e sugli scogli noi percepiamo la sua anonima canzone fatale, le profonde voci delle sirene che, emergendo e tuffandosi, ci attirano per perderci nel loro mare. L'attrazione è irresistibile.

E. Junger, da "Nel Palazzo"

Basterebbe mezz'ora d'osservazione, anche distratta. - Ontologismi IV

Basterebbe mezz'ora d'osservazione, anche distratta. Basterebbe cogliere una volta sola quel dialogo segreto fatto tutto di sguardi veloci, quella complicità d'amore sovrumano che lega ogni figlia alla madre, per realizzare all'istante la follia delle adozioni a coppie omosessuali e della pseudo teoria secondo la quale "due mamme è meglio che una sola". Di madri, anche adottive, o ne hai una o nessuna.

Ontologismi IV

La realtà è attività, non "cose" o "stati" o "fatti". - Ontologismi IV

La realtà è attività, non "cose" o "stati" o "fatti".

Ontologismi IV

... tutte le conversioni sono patetiche.

Dal punto di vista di chi ha sempre avuto
la Grazia della Fede, tutte le conversioni
sono patetiche.
Io lo capisco, e lo condivido.

Ma non è tutto qui.

[Ontologismi IV]

Perchè mai mettere al mondo un figlio - Ontologismi IV

Perchè mai mettere al mondo un figlio, se non c'è un Dio che lo possa amare, perdonare e salvare in eterno? Metterlo al mondo solo per il proprio egoismo? Solo per avere qualcuno da amare o peggio qualcuno che ci tolga dal nostro piscio quando saremo vecchi rinsecchiti in un letto d'ospizio?
Se Dio non esiste, mettere al mondo un figlio è un gesto di estrema crudeltà.
Se Dio non esiste, non vale la pena rischiare. Nel mondo c'è troppa crudeltà, troppa ingiustizia, troppo male, troppa morte - per un figlio.

Ma se Dio esiste...
Se Dio esiste tutto ha un senso e anche il figlio più disgraziato troverà alla fine del suo percorso qui sulla terra la grazia infinita del Signore: la salvezza eterna, la pienezza della vita, nella Gioia.
Per questo chi ha fede non può che proclamare la sacralità della vita: la vita sopra ogni cosa, la vita che non è nelle nostre mani
ma in quelle di Dio.
I figli che non sono i nostri,
ma sono prima di tutto i suoi:
così come noi siamo suoi
e proclamiamo con gioia che Lui
e Lui soltanto
è il Signore del tempo
e il Padrone dell'universo.

[Ontologismi IV]

Non cercate di piacere a tutti. Non cercate di piacere ad alcuni. Cercate di piacere a Dio!

"Non cercate di piacere a tutti. Non cercate di piacere ad alcuni. Cercate di piacere a Dio!"

(Giovanni Maria Vianney, presbitero, curato, patrono dei presbiteri e santo della Chiesa Cattolica)

L'antropocentrismo

L'antropocentrismo

L'antropocentrismo che si era presentato come liberazione ora rivela il suo vero volto relativista: la mercificazione dell'umano, la manipolazione, la riduzione in schiavitù.
L'odio per tutto ciò che è immagine del divino.
Prima contro il kosmos-tutto-ordinato. Ora, inevitabilmente, contro l'uomo.

Ontologismi IV

Sulla sofferenza (Lumen Fidei)

Sulla sofferenza (Lumen Fidei)

"All’uomo che soffre, Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce. In Cristo, Dio stesso ha voluto condividere con noi questa strada e offrirci il suo sguardo per vedere in essa la luce. Cristo è colui che, avendo sopportato il dolore, «dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2)". (Enciclica Lumen Fidei)

Penso e ripenso al mistero del dolore. E più ci penso più mi convinco che è lì che si nasconde la chiave di tutto. E' un mistero: lungi da noi la presunzione di svelarlo. Però possiamo definire i contorni del problema, cercare di capire la prospettiva da adottare. Io partirei da qui: anche nella vita più tormentata, dove il dolore è presente fin dall'inizio e al suo massimo livello, noi ci illudiamo che sia infinito, eterno. E invece così non è. La vita umana, e tutto quello che contiene, è finita. E tra il finito e l'infinito non c'è proporzione ("non est proportio", per usare la parole del grande Cusano). Dunque, se assumessimo come prospettiva la Gioia - infinita - che ci aspetta dopo questo dolore - finito -, non potrebbe mutare il senso del dolore? Che dire di fronte a chi soffre? Che ci attende per una gioia infinita. Una Gioia che aumenta istante dopo istante, sempre di più. Senza fine. Che cos'è questa Gioia? Avvicinarsi a Lui, sempre di più, senza fine.

Democrazia



"La tesi della sovranità popolare consegna, ad ogni uomo, la sovrana determinazione del suo destino. Sovrano, l'uomo non dipende che della sua capricciosa volontà.
Completamente libero, il solo fine dei suoi atti è l'espressione inequivocabile del suo essere. La rapina economica culmina in un individualismo meschino, dove l'indifferenza etica si prolunga in anarchia intellettuale. La bruttezza di una civiltà senza stile evidenzia il trionfo della sovranità promulgata, come se una volgarità impudica fosse il trofeo gradito
per l'attività democratica".

Nicolas Gomez Davila

Mediocre



Dovunque e comunque si manifesti l'eccellenza, subito la generale mediocrità si allea e congiura per soffocarla.

Arthur Schopenhauer

Dio non è una grandezza psicologica o storica

«Ogni attribuzione al divino di un essere, avere, fare umano, ogni presumibile relazione diretta con lui, gli rapisce la sua divinità, l’abbassa al livello del tempo, delle cose dell’uomo, disconosce il suo reale significato. […] Dio non è una grandezza psicologica o storica, ma la misura, la fonte e l’origine di tutte le grandezze […]. La parola Dio […] è la parola del giudizio, della richiesta imperativa, della speranza che è rivolta a tutti e che ha per tutti un significato, e un significato decisivo.»

[K. Barth, L’Epistola ai Romani]

Come le gru



Siamo misericordiosi, imitando le gru, delle quali si dice che, quando vogliono arrivare a un dato luogo, volano altissime per meglio individuare da un osservatorio più alto il sito da raggiungere. Quella che conosce il percorso precede lo stormo, ne scuote la fiacchezza del volo, lo incita con la voce; e se la prima perde la voce o diventa rauca, subito ne subentra un'altra. Tutte si prendono cura di quelle stanche, in modo che se qualcuna viene meno, tutte si uniscono, sostengono quelle stanche finché con il riposo ricuperano le forze. Siamo dunque misericordiosi come le gru: posti in un più alto osservatorio della vita, preoccupiamoci per noi e per gli altri; facciamo da guida a chi non conosce la strada; con la voce della predicazione stimoliamo i pigri e gli indolenti; diamo il cambio nella fatica, perché senza alternare il riposo alla fatica non si resiste a lungo; carichiamoci sulle spalle i deboli e gli infermi, perché non vengano meno lungo la via; siamo vigilanti nell'orazione e nella contemplazione del Signore.

Sant'Antonio di Padova

La realtà ontologica del pensiero

Un'applicazione rigorosa del Rasoio di Ockham ci costringe ad ammettere soltanto la realtà ontologica del pensiero. Se davvero dobbiamo essere parchi nel fare assunzioni ontologiche e presupporre soltanto quelle entità che sono necessarie per comprendere e spiegare il mondo, la sostanza materiale può benissimo restare un'ipotesi. Si dissolve il dualismo mente - corpi, fino a Place, Feigl e Smart compresi.
Ovvero: del perchè e del per come nessuno come Descartes abbia avuto torto e ragione nello stesso tempo.

Ontologismi IV

Direzioni da prendere

Direzioni da prendere

«Ab eo qui fecit te noli deficere nec ad te», «Da colui che ha fatto te, non allontanarti neppure per andare verso di te». [15] Quando l’uomo pensa che allontanandosi da Dio troverà se stesso, la sua esistenza fallisce (cfr Lc 15,11-24).

Capitalismo e pubblicità.



Capitalismo e pubblicità

"Il capitalismo della produzione prendeva come dati i bisogni: produceva prodotti che soddisfacessero quei bisogni e ne dava notizia ai consumatori. Per questo è nata la pubblicità. Il capitalismo dei consumi prende come dati i prodotti e produce il bisogno di consumarli. Nel capitalismo della produzione la pubblicità era referenziale: si riferiva agli oggetti. Nel capitalismo dei consumi la pubblicità è strutturale: si riferisce a se stessa."

(Ibànez, 1994)

Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi...


"(...) Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi (...). Allora ho invocato il nome del Signore: «Ti prego, liberami, Signore». (...) Sì, hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta".

Salmo 114

Il matrimonio


Il matrimonio è e resterà il più importante viaggio di scoperta che l'uomo possa intraprendere: qualsiasi altra conoscenza dell'esistenza, paragonata a quella d'un uomo sposato, è superficiale, perchè lui, e lui solo ha penetrato l'esistenza.

S. Kierkegaard, Stadi sul cammino della vita.

La verità è che la tradizione cristiana (che rimane l'unica etica coerente in Europa) poggia su due o tre paradossi o misteri che possono facilmente essere contestati in una discussione e parimenti giustificati nella vita comune.


La verità è che la tradizione cristiana (che rimane l'unica etica coerente in Europa) poggia su due o tre paradossi o misteri che possono facilmente essere contestati in una discussione e parimenti giustificati nella vita comune. Uno di essi è ad esempio il paradosso della speranza o della fede: più disperata è la situazione, più speranzosi bisogna essere. (...) Un altro è il paradosso della carità o della gentilezza per cui più una cosa è debole più essa va rispettata, e che più una cosa è indifesa più essa dovrebbe infonderci volontà di difenderla. (...) Ora, di questi molto pratici e funzionanti misteri della tradizione cristiana, e uno dei quali la Chiesa Cattolica Romana è, a mio avviso, riuscita benissimo nel contraddistinguere è la concezione della peccaminosità dell'orgoglio.
L'orgoglio è una debolezza nel carattere: inaridisce il riso, la meraviglia, la gentilezza e l'energia. (...) E la verità è perfino più bizzarra di come appare nella dottrina formale del peccato di orgoglio. Non solo è vero che l'umiltà è un qualcosa di molto più saggio e vigoroso dell'orgoglio. E' inoltre vero che la vanità è un qualcosa di più saggio e vigoroso dell'orgoglio. La vanità è sociale: è quasi una sorta di cameratismo; l'orgoglio è solitario ed incivile. La vanità è attiva: desidera l'applauso di infinite moltitudini; l'orgoglio è passivo e desidera unicamente l'applauso di una persona, che già ha. La vanità ha il senso dell'umorismo, ed accetta perfino la propria presa in giro; l'orgoglio è fosco, e non è capace nemmeno di sorridere. (...) L'io è una gorgone. La vanità lo vede nello specchio di altri uomini e vite. L'orgoglio lo studia per se stesso e viene tramutato in pietra.


G.K.Chesterton, Eretici

Et Verbum caro factum est.

V/. Et Verbum caro factum est.
R/. Et habitavit in nobis.

"Egli sarà misericordioso per sempre / con tutti quelli che lo servono".

"Egli sarà misericordioso per sempre / con tutti quelli che lo servono". (Luca, 1, 50).

La Provvidenza


La Provvidenza

"Nel momento in cui, finalmente, decidiamo di impegnarci davvero, si mette in moto anche la provvidenza. Ogni sorta
di eventi interviene in nostro favore, situazioni che altrimenti non si sarebbero mai verificate,coincidenze inaspettate, incontri e aiuti materiali che non ci saremmo mai sognati di poter trovare".

(Wolfgang Von Goethe)

Grazie a te, donna-madre,che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia ...


Grazie a te, donna-madre,che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento
nel successivo cammino della vita.

(LETTERA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLE DONNE)

In un mondo che, in ultima analisi, non è matematica...


In un mondo che, in ultima analisi, non è matematica, bensì amore, il minimo diventa il massimo; quel piccolo che è capace di amare, diventa il più grande.

(J. Ratzinger)

Sal 138, 24

Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, *
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna *
e guidami sulla via della vita.


Sal 138, 24

Finto nemico - Ontologismi IV


Finto nemico

Io credo che gli atei in realtà non neghino Dio, ma l'idea sbagliata che si son fatti di Lui.

Ontologismi IV

Diventare Cristiani - Ontologismi IV


Diventare Cristiani

La nostra inquietudine psicologica e morale non è in grado di vincere la pace più grande che ci viene donata nella Grazia. Eppure per chi si converte (o ri-converte) al Cristianesimo si fa via via più chiara che l'autentica metànoia non è mai una tantum. Si tratta di acquisire un atteggiamento quotidiano, consapevoli che ci accompagnerà fino alla fine. Il passaggio dall'altra parte, dalla parte di Cristo, non è cosa che può dirsi conclusa in due mosse.
E mi viene da sorridere nel fare caso - ogni tanto - a come s'atteggiano tanti Cristiani battezzati fin dalla nascita.
Per loro il problema inconsapevole è "come diventare Cristiani, essendolo già", come ironizzava Kierkegaard.

L'esperienza mi ha detto sottovoce che sono purtroppo i problemi inconsapevoli quelli di più difficile soluzione.

Ontologismi IV

Immergersi. Tuffarsi. Stare sotto la Misericordia...


Immergersi. Tuffarsi. Stare sotto la Misericordia come si sta sotto la pioggia tiepida. Quel vento caldo. Quella lacrima e quell'abbraccio che non ti lasciano. In una sorpresa eterna.

Ontologismi IV

Se c’è una logica deve esser­ci un Autore


"Se c’è una logica deve esser­ci un Autore. Ecco perché io cre­do in Colui che ha fatto il Mon­do. L’ateismo nega l’esistenza dell’Autore. Negare l’esistenza di questa logica corrisponde a negare l’esistenza della Scien­za. L’ateismo non sa dimostra­re com’è possibile l’esistenza di una logica senza che ci sia Co­lu­i che di questa logica è l’Auto­re. Ecco perché io dico che l’ateismo non è atto di ragione ma di fede nel Nulla."

Prof. Antonino Zichichi

La mia vita ha un senso, sta in una economia che è l'economia dell'eterno...


"La mia vita ha un senso, sta in una economia che è l'economia dell'eterno, l'economia del Divino"

(G. L. Ferretti)

La danza sacra che i filosofi di oggi fanno attorno all'hegelismo...


"La danza sacra che i filosofi di oggi fanno attorno all'hegelismo, ultima tappa della filosofia prima del materialismo e del positivismo, si rivela infeconda e sterile, gira solo attorno a se stessa, dimenticando sempre più il vero mistero: quello della Croce e della sua presenza reale nella Chiesa di tutti i tempi per mezzo dello Spirito".

Hans Urs von Balthasar

La parola Dio […] è la parola del giudizio, della richiesta imperativa, della speranza che è rivolta a tutti e che ha per tutti un significato, e un significato decisivo.

«Ogni attribuzione al divino di un essere, avere, fare umano, ogni presumibile relazione diretta con lui, gli rapisce la sua divinità, l’abbassa al livello del tempo, delle cose dell’uomo, disconosce il suo reale significato. […] Dio non è una grandezza psicologica o storica, ma la misura, la fonte e l’origine di tutte le grandezze […]. La parola Dio […] è la parola del giudizio, della richiesta imperativa, della speranza che è rivolta a tutti e che ha per tutti un significato, e un significato decisivo.»

[K. Barth, L’Epistola ai Romani]

L'esistenza del diavolo.

"Checché ne dicano certi teologi superficiali, il Diavolo è, per la fede cristiana, una presenza misteriosa ma reale, personale, non simbolica. Ed è una realtà potente."

(Benedetto XVI)

Mero pregiudizio? Gli studi dicono di no.


Dal sito UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionalisti) giugno 3012

Nel gennaio 2013 la Prima sezione civile della Cassazione ha sostenuto che si tratta di un «mero pregiudizio» affermare che sia «dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale», in quanto «non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza».

Seppur riferita ad un caso specifico (si è scelto il male minore rispetto ad un padre violento), in molti hanno visto in tale dichiarazione la prima apertura in Italia all’adozione da parte di persone dello stesso sesso. Sorprende la poca conoscenza della tematica da parte dei giudici, i quali hanno liquidato come “pregiudizio” una consistente mole di dati scientifici prodotti fino a oggi, contrari alla loro posizione. In questo dossier, in continuo aggiornamento,elenchiamo dunque in ordine cronologico la letteratura scientifica e autorevoli pronunciamenti su questa tematica, i quali dovrebbero convincere che la difesa della famiglia naturale non si basa affatto su un “pregiudizio”, ma su un “giudizio” fondato su basi razionali medico-scientifiche.

1. PREMESSA

Nel trattare di situazioni delicate come l’orientamento sessuale, soprattutto quando si intrecciano a situazioni biologicamente anomale e discusse come la questione dell’affido di minori a persone omosessuali, una premessa può essere doverosa. Molti media sono un po’ troppo sbrigativi nel bollare come“omofobo” o “bigotto anti-gay” (o aprioristico, o dogmatico, o reazionario o retrogado) qualunque parere o studio che invece ha la prudenza di fermarsi a considerare davvero come stanno le cose. La ricerca della verità - anche quando è scomoda - è l’anima dell’indagine scientifica, essa non odia nessuno, non intende discriminare nessuno.

Su questa delicata tematica al centro dev’esserci sempre l’interesse del bambino e non il (legittimo) desiderio di genitorialità degli omosessuali: vincere una battaglia politica, avere i media dalla propria parte, essere sostenuti “dal popolo della rete” non significa avere ragione. Troppe persone sono ferocemente impegnate a combattere i cattolici, rischiando di perdere di vista il nocciolo della questione: il vero interesse del bambino. Come ricordava il sapiente G.K. Chesterton: «Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell’umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l’umanità pur di combattere la Chiesa».

2. SITUAZIONE GENERALE

Le principali associazioni scientifiche mondiali hanno assunto una posizione favorevole o neutrale circa l’adozione da parte di figli da parte di coppie omosessuali. Tuttavia, almeno per quanto riguarda la più influente - l’American Psychological Association (APA) - alcuni ex presidenti hanno affermato che tale posizione sia tutt’altro che basata su evidenze empiriche: «l’APA», ha spiegato Nicholas Cummings, ex presidente APA, professore emerito di Psicologia presso l’Università del Nevada, «ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale. Le persone non possono più fidarsi della psicologia organizzata per parlare di prove, piuttosto ci si deve basare per quel che riguarda l’essere politicamente corretti. Al momento la governance dell’APA è investita da un gruppo elitario di 200 psicologi che si scambiano le varie sedi, commissioni, comitati, e il Consiglio dei Rappresentanti». Ricordiamo che la principale ricercatrice dell’American Psychological Association che si occupa dei pronunciamenti ufficiali circa l’omosessualità, è Charlotte Patterson, lesbica, convivente e attivista LGBT.

Nonostante queste prese di posizione “politicamente corrette”, numerosi studiosi continuano a sottolineare come la vulgata della “no differences”(“nessuna differenza”) tra figli di coppie omosessuali ed eterosessuali, sia fondata su basi empiriche inesistenti o deboli, al contrario della stabilità di evidenze scientifiche che mostrano come il luogo ideale per la crescita di un bambino sia la famiglia formata da madre e padre biologici, meglio se sposati.

In particolare è stato fatto notare (vedi anche la voce creata su Cathopedia) che: a) in diversi studi i campioni di soggetti esaminati non sono adeguatamente selezionati e randomizzati, ad esempio quelli in cui il campione di analisi si propone in modo volontario; b) in molti studi il ridotto numero di figli di omosessuali esaminati non è rappresentativo (quasi sempre sotto le 40 unità); c) vi sono importanti difficoltà di esame a causa del numero ridotto del fenomeno e della sua dispersione geografica; d) la quasi totalità degli studi “neutrali” riguarda “famiglie” omosessuali femminili, dove il figlio è cresciuto inizialmente in una normale famiglia eterosessuale; e) gli studi ad intervista risultano in genere poco affidabili in quanto osservazioni qualitative-soggettive possono raccogliere alterazioni derivanti da desiderabilità sociale; f) una nuova elaborazione dei dati raccolti da alcuni dei primi studi porta a risultati diversi, e non è possibile distinguere se si tratti di errori statistici o di alterazioni volontarie dei ricercatori.

In definitiva, è condivisibile la constatazione di R. Schumm (2010) circa l’esistenza di un bias pro-omosessuale in molte ricerche al riguardo.

3. ELENCO DEGLI STUDI SCIENTIFICI

Nel maggio 2013 la rivista “Early Children Develop­ment and Care” ha dedicato sette articoli alla figura del padre e del suo contributo allo sviluppo mentale del bambino. Viene confermato che padre e madre sono ugualmente importanti per il figlio ed insostituibili poiché ognuno ha un suo ruolo indispensabile per l’equilibrio psicofisico del bambino. Nell’editoriale si ricorda che i figli di genitori con ruoli madre-padre differenziati «hanno capacità sociali più sviluppate e sono più pronti alla competizione» rispetto ai figli di genitori con ruoli non differenti. Inoltre, viene affermato, «i padri sembrano giocare un ruolo maggiore nel processo di apertura dei figli al mondo esterno che è legato allo sviluppo dell’autonomia e alla capacità di affrontare i rischi». Invece, «le madri attribuiscono maggior valore al lavoro in casa, al supporto emotivo per i figli e all’educazione sessuale».

Nel novembre 2012 uno studio pubblicato su Demography ha mostrato forti limitazioni nell’interpretazione di uno studio precedente (Rosenfeld 2010) e utilizzando lo stesso insieme di dati di tale indagine, si è verificato che rispetto a quanto accade nelle tradizionali famiglie sposate, i bambini allevati da coppie dello stesso sesso presentano il 35% in meno di probabilità di progredire attraverso un percorso scolastico normale. Ha inoltre rilevato che «quasi nessuna delle ricerche che utilizzano campioni rappresentativi a livello nazionale ha incluso genitori dello stesso sesso come parte dell’analisi»

Nell’agosto 2012 uno studio su Child Development ha mostrato la fondamentale importanza della figura paterna nello sviluppo dell’adolescente, evidenziando il fatto che più tempo trascorre con il padre e maggiore sarà l’autostima del ragazzo, e migliori saranno le sue abilità sociali.

Nel luglio 2012, su Social Science Research Loren Marks della Louisiana State University ha mostrato l’infondatezza della posizione “possibilista” dell’American Psychological Association (APA), secondo la quale i figli di genitori gay o lesbiche non sarebbero svantaggiati rispetto a quelli di coppie eteorsessuali. Lo scienziato ha analizzato i 59 studi citati dall’APA per sostenere la propria tesi, dimostrandone l’inaffidabilità dal punto di vista scientifico e attestando notevoli differenze sussistenti tra figli adottati da coppie gay conviventi e figli naturali di coppie eterosessuali

Sempre nel luglio 2012 il sociologo Mark Regnerus dell’Università del Texas, basandosi sul più grande campione rappresentativo casuale a livello nazionale, ha pubblicato uno studio su Social Science Research con il quale, interrogando direttamente i “figli” (ormai cresciuti) di genitori omosessuali, ha dimostrato un significativo aumento di problematiche psico-fisiche rispetto ai figli di coppie eterosessuali. Lo studio ha ricevuto numerose critiche su alcuni quotidiani internazionali da parte di alcune fazioni di parte (come associazioni gay, militanti e anche scienziati ecc.) ma avendo superato la revisione anonima in peer-review lo studio può essere confutato soltanto attraverso una pubblicazione a sua volta pubblicata su una rivista scientifica di pari livello.

Dall’altra parte l’indagine ha trovato il sostegno di un gruppo di 18 scienziati e docenti universitari attraverso un comunicato pubblicato sul sito della Baylor University. In ogni caso, l’Università del Texas ha comunque avviato un’indagine interna per analizzare nuovamente lo studio di Regnerus, pubblicando un comunicato finale con il quale si rileva che «nessuna indagine formale può essere giustificata sulle accuse di cattiva condotta scientifica», dato che «non ci sono prove sufficienti per giustificare un’inchiesta». L’indagine interna ha riconosciuto la legittimità del lavoro e la fedeltà al protocollo seguita dalla metodologia utilizzata.

Occorre infine ricordare che, come accade in tutti gli studi scientifici, anche in quello di Regnerus esistono delle imprecisioni e lo stesso sociologo lo ha tranquillamente ammesso. Tuttavia questa ammissione è stata divulgata come un riconoscimento da parte dello studioso dell’inattendibilità del suo lavoro, ma in realtà egli ha semplicemente affermato: «Io ho parlato di “madri lesbiche” e “padri gay”, quando in realtà, non conoscevo il loro orientamento sessuale, conoscevo solo il loro comportamento di relazione omosessuale. Ma per quanto riguarda gli stessi risultati, io li confermo». L’importanza e la diffusione di questo studio nel campo scientifico è stata mostrata nelle dichiarazioni di Pietro Zocconali, presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi (ANS) e di Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio per i Diritti dei minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, i quali hanno entrambi fatto riferimento a tale indagine.

Ancora nel luglio 2012 Daniel Potter dell’American Institutes for Research ha pubblicato sul Journal of Marriage and Family uno studio con il quale si è concentrato sui bambini cresciuti all’interno di relazioni dello stesso sesso, paragonandoli a quelli cresciuti con genitori di sesso opposto. Ha sottolineato come la ricerca mostri chiaramente che «i bambini cresciuti in famiglie tradizionali (vale a dire, con i due genitori biologici sposati) tendono a fare meglio dei loro coetanei cresciuti in famiglie non tradizionali».

Nel marzo 2012 l’American College of Pediatricians ha preso posizione su questa tematica affermando: «i bambini allevati da due individui dello stesso sesso crescono in modo adeguato come i bambini allevati in famiglie con una madre e un padre? Fino a poco tempo la risposta univoca a questa domanda è stata “no”. Nell’ultimo decennio, tuttavia, organizzazioni sanitarie professionali, accademici, politici e mezzi di comunicazione hanno affermando che i divieti di genitorialità verso le coppie dello stesso sesso debbano essere tolte. Nel prendere questa decisione di tale portata, qualsiasi sostenitore responsabile dovrebbe basarsi su elementi di prova completi e conclusivi. Ma non solo non è questa la situazione, ma esistono al contrario prove tangibili che i bambini esposti allo stile di vita omosessuale possono avere un rischio aumentato di danno emotivo, mentale e anche fisico». Si è concluso quindi: «, l’American College of Pediatricians ritiene inopportuno, potenzialmente pericoloso e pericolosamente irresponsabile, per i bambini, annullare il divieto di adozione per i genitori dello stesso sesso. Questa posizione è radicata sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili».

Nel marzo 2012 su Hormones and Behavior lo studio di Ruth Feldman intitolato “Oxytocin and social affiliation in humans” ha confermato, dal punto di vista psico-sociale dello sviluppo dei bambini, il beneficio della complementarità di una famiglia intatta, formata da una madre e da un padre, situazione ottimale per un sano sviluppo del bambino. Lo studio in particolare fa notare la differenza dei ruoli delle madri e dei padri, l’importanza di queste differenze per lo sviluppo umano, suggerendo che i sistemi umani dell’ossitocina possono spiegare le diverse e complementari funzioni materne e paterne» (pag. 380-391)

Nel dicembre 2011 su Archives of Sexual Behavior uno studio ha mostrato che le figlie 17enni di madri lesbiche, concepite mediante inseminazione artificale, sono più propense a segnalare a loro volta un comportamento omosessuale e ad identificarsi come bisessuali, rispetto alle figlie di genitori eterosessuali.

Nell’ottobre 2011 uno studio realizzato dal Melbourne Institute of Applied Economic and Social Research presso l’Università di Melbourne, ha scoperto che i ragazzi adolescenti (meno per le femmine) che hanno una figura paterna presente nella loro vita hanno significativamente meno probabilità di impegnarsi in successivi comportamenti delinquenziali rispetto ai loro coetanei orfani o senza padre. «Il senso di sicurezza generato dalla presenza di un modello di ruolo maschile in un giovane un effetto protettivo per un bambino, indipendentemente dal grado di interazione tra il bambino e il padre», ha detto il professor Deborah Cobb-Clark, direttore del Melbourne Institute e autore principale dello studio. Dunque è importante anche solo la presenza, senza valutare la qualità di questa figura. «I padri offrono ai bambini modelli di ruolo maschile e possono influenzare le preferenze dei bambini, valori e atteggiamenti, dando loro un senso di sicurezza e rafforzano la loro autostima», ha continuato. In particolare, lo studio ha rilevato che ogni forma di comportamento delinquenziale è stato ridotto di 7,6 punti percentuali per i ragazzi che vivevano con i loro padri biologici, e di 5 punti percentuali per quelli che vivono con il loro padre non biologico. «I padri sono associati ad una riduzione particolarmente grande di incidenza in comportamenti violenti e la lotta tra gang di ragazzi adolescenti»

Nell’agosto 2011 sul Canadian Journal of Behavioural Science uno studio a lungo termine ha esaminato come i padri contribuiscono a rendere i loro figli più intelligenti e meglio controllabili. La situazione muta notevolmente nei bambini con i padri assenti.

Il 29 agosto 2011 su The Australian viene citato il pensiero di David Blankenhorn, sostenitore dei diritti dei gay negli Stati Uniti, il quale riconosce: «Il matrimonio è fondamentalmente per i bisogni dei bambini. Ridefinire il matrimonio per includere le coppie gay e lesbiche eliminerebbe del tutto questo diritto, e indebolirebbe ancora di più nella cultura l’idea di base di una madre e un padre per ogni bambino».

Nel maggio 2011 lo psicoanalista Claudio Risé, sociologo e già docente di Psicologia dell’Educazione all’Università di Milano ha spiegato: «in assenza del genitore del proprio sesso, sarà molto difficile per quel bambino sviluppare la propria identità psicologica corrispondente. La psiche maschile e quella femminile sono molto diverse e l’identità complessiva si forma anche a partire dalla propria identità sessuale. Nel caso di maternità surrogata, lo sviluppo psicologico, affettivo, cognitivo di una bimba con due genitori di sesso maschile sarebbe in forte difficoltà: avrebbe problemi nel riconoscersi nel proprio sesso. Lo stesso accade al piccolo maschio [...]. La vita umana è inscritta in due ordini: il dato naturale, biologico, e quello simbolico che il bambino ha iscritto nella propria psiche, conscia e inconscia. Entrambi presiedono allo sviluppo, alla manifestazione di una capacità progettuale, alla crescita di un’affettività equilibrata. Il padre è un individuo di genere maschile che ha scritto nel suo patrimonio genetico, antropologico, affettivo e simbolico la storia del proprio genere. Proprio perché è un maschio e non è una donna, non può avere né il sapere naturale profondo, né quello simbolico materno. I due codici simbolici, paterno e materno, sono molto diversi: la madre è colei che soddisfa i bisogni, il padre è colui che dà luogo al movimento e propone il limite: indica la direzione e stabilisce dove non si può andare».

Nel marzo 2011 sono apparsi i risultati di uno studio condotto dall’Istituto di ricerche economiche e sociali (ISER) dell’Università di Essex, Regno Unito. Dopo aver utilizzato un campione di 11.825 adulti e 1.268 giovani (età 10-15) è stato valutato il grado di felicità dei bambini nelle famiglie con alto e basso reddito verificando che l’influenza maggiore sulla felicità di un bambino è se esso vive con entrambi i genitori -maschio e femmina- e dal rapporto che hanno con essi, in particolare la loro madre.

Nel 2010 uno studio pubblicato su Marriage & Family Review ha esaminato la letteratura scientifica precedente mostra che essa «suggerisce maggiore conoscenza circa la stabilità delle relazioni omosessuali (lesbiche) di quanto precedentemente sospettato e che, in media, tali rapporti tendono ad essere meno stabili di quelli dei genitori eterosessuali sposati».

Nel 2010 sulla base del censimento USA del 2001, lo studio con conclusioni “no differences” di Rosenfeld (2010) ha esaminato (su oltre 700.000 casi) quanti ragazzi sono stati bocciati a scuola a seconda del nucleo famigliare: 6,8% i figli naturali di coppie eterosessuali, 9,5 e 9,7% i figli di coppie lesbiche e gay. A parità di fattori (reddito, residenza…) la probabilità è non statisticamente significativa, 7,94% (etero) e 9,07% (omo). L’interpretazione è stata messain forte dubbio in quanto è stato fatto notare che tale divario non può risultare ai ricercatori come “non significativo”

Nel settembre 2010 su Archives of Sexual Behavior gli studiosi hanno mostrato che gli adolescenti cresciuti in famiglie lesbiche hanno meno probabilità di essere vittime di un altro genitore (la pedofilia è un fenomeno prevalentemente maschile) ma maggiore probabilità (le femmine) di essere a loro volta omosessuali o identificarsi come bisessuali (circa +200%), mentre i maschi sono meno predisposti a relazioni eterosessuali (-35%). Le ragazze mostrano anche un minore ricorso a protezioni contraccettive durante i rapporti sessuali (-35%), e sebbene questo non sia correlato a un aumento di rischio di malattie veneree, implica un maggiore ricorso alla pillola del giorno dopo (+560%).

Nel luglio 2010 sul Journal of Biosocial Science uno studio ha mostrato che «l’ipotesi che i genitori gay e lesbiche avrebbero più probabilità di avere figli gay, lesbiche, bisessuali o dall’incerto orientamento sessuale è confermata». La percentuale di bambini di genitori gay e lesbiche che hanno adottato un’identità non-eterosessuali a distanza di tempo è tra il 16% e il 57%.

Nel 2009 su Psychological Reports una revisione di 9 studi ha dimostrato che i bambini cresciuti con genitori gay erano (a) più propensi ad adottare interessi e attività omosessuali, (b) più propensi a segnalare confusione sessuale, (c) più suscettibili ad essere socialmente disturbati, (d) più propensi all’abuso di sostanze, (e) meno propensi a sposarsi, (f) più inclini ad avere difficoltà nelle relazioni d’amore, (g) meno religiosi e più non convenzionalmente religiosi, (h) più inclini ad avere difficoltà emotive, (i) più probabilità di essere esposti a molestie da parte dei genitori, e (j) più inclini al tradimento.

Sempre nel 2009 lo piscologo Trayce Hansen ha spiegato che la tesi per cui l’amore sia l’unica cosa di cui necessitano i bambini, al di là che venga da genitori etero o dello stesso sesso, «e tutto ciò che ne deriva, è falsa. Perché l’amore non è abbastanza! I bambini crescono meglio se allevati da una madre e un padre sposati. E’ in questo ambiente che essi hanno più probabilità di essere esposti alle esperienze emotive e psicologiche di cui hanno bisogno per crescere. Uomini e donne portano la diversità nella genitorialità; ciascuno da un contributo prezioso per l’allevamento dei figli che non può essere replicato dagli altri: madri e padri semplicemente non sono intercambiabili, due donne possono essere entrambe buone madri, ma non possono essere un buon padre. L’amore materno e quello paterno, anche se ugualmente importanti, sono qualitativamente diversi: ciascuna di queste forme di amore senza l’altra può essere problematica, perché ciò che un bambino ha bisogno è l’equilibrio complementare che i due tipi di amore dei genitori forniscono. In secondo luogo, i bambini progrediscono attraverso stadi di sviluppo prevedibili e necessari ed alcune fasi richiedono maggiormente il supporto della madre, mentre altre richiedono più la presenza di un padre. In terzo luogo, i ragazzi e le ragazze hanno bisogno di genitori di sesso opposto per essere aiutarli a moderare le proprie inclinazioni di genere. In quarto luogo, il matrimonio omosessuale aumenta la confusione sessuale e la sperimentazione sessuale da parte dei giovani: il messaggio implicito ed esplicito del matrimonio omosessuale è che tutte le scelte sono ugualmente accettabili e desiderabili. E quinto, se la società permette il matrimonio omosessuale dovrà anche permettere altri tipi di matrimonio. La logica giuridica è semplice: se non si vieta il matrimonio omosessuale per discriminazione, allora il divieto del matrimonio poligamo o di qualsiasi altro raggruppamento civile sarà anch’esso considerato discriminatorio. La saggezza accumulata di oltre 5.000 anni è giunta alla conclusione che la configurazione ideale coniugale e parentale è composta da un uomo e una donna: il matrimonio omosessuale sicuramente non è nel migliore interesse dei bambini».

Nel 2009 su Psychological Reports uno studio ha mostrato che in diversi studi sulla genitorialità gay, «taluni risultati potenzialmente negativi possono essere stati oscurati da effetti soppressori». Tuttavia, si prosegue, «le differenze sono state osservate, tra cui alcune prove in dissertazioni più recenti, le quali suggeriscono che l’orientamento sessuale dei genitori potrebbe essere associato con l’orientamento sessuale dei bambini in seguito all’emulazione e l’attaccamento all’adulto». Si conclude quindi che «la più recente ricerca sulla genitorialità gay continua ad essere viziata da molte delle stesse limitazioni delle ricerche precedenti in questo settore di studi, compresi gli effetti soppressori trascurati».

Nel novembre 2009 sull’American Psychologist è stata pubblicata una ricerca di Charlotte J. Patterson nella quale si conclude che i risultati «non forniscono alcuna garanzia per la discriminazione legale contro» le famiglie omosessuali in quanto i bambini si svilupperebbero in modo simile a quelli nelle coppie eterosessuali. E’ stato fatto notare in seguito che la Patterson è un’attivista omosessuale, convivente con tre bambini e ricercatrice di riferimento su questo tema dell’American Psychological Association. Nel suo studio ha riconosciuto che «la ricerca sui genitori gay e lesbiche e i loro figli è ancora molto nuova e sono relativamente scarsi gli studi longitudinali che seguono famiglie di gay e lesbiche nel tempo».

Tuttavia la sua stessa indagine presenta numerosi difetti di campionamento, oltre al fatto che 44 bambini -come da lei utilizzati- non possono essere rappresentativi. In passato, dopo un’analisi dei suoi studi da parte di un tribunale della Florida, la Corte ha concluso che «l’imparzialità della Dr. Patterson è venuta in discussione quando prima del processo si è rifiutata di consegnare ai suoi legali le copie della documentazione da lei utilizzata negli studi. Questa corte le aveva ordinato di farlo ma lei ha unilateralmente rifiutato, nonostante i continui sforzi da parte dei suoi avvocati di raggiungere tale scopo. Entrambe le parti hanno stabilito che il comportamento della dott.essa Patterson è una chiara violazione dell’ordine di questa Corte. La dott.ssa Patterson ha testimoniato la propria condizione lesbica e l’imputata ha sostenuto che la sua ricerca era probabilmente viziata dall’utilizzo di amici come soggetti per la sua ricerca. Tale ipotesi ha acquisito ancora più credito in virtù della sua riluttanza a fornire i documenti ordinati»

Nel 2007 su Perspectives on Psychological Science sono stati pubblicati i risultati di studi tra donne omosessuali tra i 16 e i 23 anni, le quali, nel corso di 10 anni, per due terzi avevano cambiato la loro etichetta sessuale (“omosessuale”, “eterosessuale”, “bisessuale”) almeno una volta, e un quarto di esse aveva cambiato la propria identità sessuale più di una volta, mostrando dunque parecchia confusione e incertezza d’indentità.

Nel febbraio 2006 sul Journal of Family Issuses, lo studio “The ParentChild Relationship and Opportunities for Adolescents’ First Sex”, realizzato da Mark D. Regnerus e Laura B. Luchies, basandosi su 2000 adolescenti ha notato che la relazione padre-figlia, più che quella madre-figlia, è risultata essere un fatto fondamentale durante la transizione dell’adolescente alla fase della attività sessuale

Nel maggio 2006 uno ricerca sul Journal of biosociali Science ha chiaramente evidenziato che l’orientamento omosessuale dei genitori influenzava significativamente quello dei figli.

Nel 2006 i ricercatori Gunnar Anderson et al., nello studio intitolato “The Demographics of Same-Sex Marriages In Norway and Sweden”, pubblicato suDemography hanno rilevato che il rischio di divorzio è maggiore nei matrimoni dello stesso sesso. Non è stata rilevata, inoltre, nessuna variazione sulla notevole instabilità nel corso tempo, anche in funzione della nuova legge. Gli autori hanno stimato in particolare che in Svezia il 30% dei matrimoni femminili rischiano di finire in divorzio entro 6 anni, rispetto al 20% dei i matrimoni di sesso maschile e il 13% di quelli eterosessuali (pp. 76-89)

Nel novembre 2005 il presidente della Asociación Española de Pediatría (AEP), dott. Alfonso Delgado Rubio, ha affermato che l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali «non è la situazione ideale» per la loro crescita. Al contrario, «avere un padre e una madre è la situazione naturale e logica». L’opzione successiva, secondo i pediatri spagnoli, è l’adozione da parte di una donna o di un uomo single e senza un partner, anche se nemmeno questa può essere ritenuta una “situazione ideale”.

Nell’aprile 2005 uno studio su su Psychological Reports ha rilevato che il 50% degli abusi su bambini in adozione in una indagine sulla popolazione generale, e il 34% di abusi determinati dal DCF dell’Illinois, erano stati vittime di un genitore omosessuale.

Nel 2005 sul Journal Of Law & Family Studies è stato mostrato che la ricerca dice chiaramente che madri e padri sono essenziali per ottimizzare la crescita dei figli. La complementarità di genere offre ai bambini la possibilità di prosperare in un ambiente migliore, mentre altre forme familiari non sono altrettanto utili o salutari per i bambini. Ricerche sostanziali dimostrano infatti gli effetti negativi dell’assenza del padre, mentre si possono solo supporre le conseguenze negative dell’assenza della madre. Inoltre, si continua a leggere, i dati che emergono sul collocamento dei bambini in coppie omosessuali forniscono segnali di avvertimento significativi, suggerendo che ci sono differenze tra i bambini allevati da coppie omosessuali ed eterosessuali.

Nel febbraio 2005 su Psychological Reports sono stati analizzati i dati dell’Illinois child services dal 1997 al 2002, mostrando che gli omosessuali praticanti erano proporzionalmente più inclini ad abusare sessualmente dei bambini a loro affidati o adottati rispetto ai genitori eterosessuali.

Nel dicembre 2003 uno studio su Psychological Reports ha mostrato che nel campione selezionato la maggioranza di vittime di abusi sessuali aveva genitori omosessuali, arrivando a concludere che tali dati dovrebbero «mettere in discussione l’attuale politica favorevole all’adozione e all’affidamento a genitori omosessuali»

Nel 2002 su Regent Law Review University George Rekers e Mark Kilgus hanno recensito 35 dei migliori studi disponibili sulla genitorialità omosessuale pubblicati su riviste accademiche, arrivando alla conclusione che «tranne pochissime eccezioni, gli studi esistenti sulla genitorialità omosessuale sono metodologicamente errati e devono essere considerati non più di un lavoro-pilota esplorativo che suggerisce indicazioni per studi di ricerca rigorosi» (p. 345). Questi studi, hanno proseguito, «sono metodologicamente difettosi, fuorvianti, distorti, e forme di propaganda a sfondo politico che irresponsabilmente affermano conclusioni che non sono scientificamente giustificate» (p. 375)

Nel giugno 2002 i sociologi Kristin Anderson Moore, Susan M. Jekielek e Carol Emig, attraverso il loro studio, hanno dimostrato che esiste un ampio corpus di ricerche che indicano come i bambini si sviluppano meglio quando crescono con entrambi i genitori biologici, all’interno di un matrimonio. Hanno affermato in particolare: «non è semplicemente la presenza di due genitori, ma è la presenza di due genitori biologici che sembra sostenere lo sviluppo dei bambini».

Nel febbraio 2002 su su Psychological Reports uno studio ha rilevato che su 57 bambini cresciuti con genitori omosessuali, 48 presentavano una o più problematiche di vario tipo attribuibili al genitore omosessuale. Inoltre, il 27% delle figlie e il 20% dei figli erano a loro volta omosessuali

Nel gennaio 2001 su Marriage Law Project alcuni ricercatori hanno valutato 49 studi empirici sull’omogenitorialità evidenziando almeno un difetto fatale in tutti. Come risultato, essi concludono che nessuna generalizzazione può attendibilmente essere basata su tali ricerca e che l’affermazione che non vi sia alcuna differenza tra l’omogenitorialità e la genitorialità eterosessuale è priva di qualsiasi fondamento scientifico

Nel 2001 i sociologi Judith Stacey e Timothy J. Biblarz della University of Southern California hanno pubblicato su American Sociological Review una revisione di 21 studi precedenti sui figli di genitori omosessuali constatando che la ricerca non ha trovato differenze sistematiche tra i bambini allevati da una madre e padre e da quelli allevati da genitori dello stesso sesso. Tuttavia hanno mostrato che le madri lesbiche hanno avuto un effetto femminilizzante sui loro figli e un effetto mascolinizzante sulle loro figlie, tanto che essi riferiscono: «le ragazze adolescenti e i giovani adulti allevati da madri lesbiche sembrano essere stati più sessualmente avventurosi e meno casti, in altre parole, ancora una volta, i bambini (soprattutto le ragazze) allevati da lesbiche sembrano discostarsi dalla norma tradizionale basata sul genere, mentre i bambini cresciuti da madri eterosessuali appaiono conforme ad essa». Inoltre hanno rilevato più alti tassi di omosessualità tra i bambini cresciuti in famiglie omosessuali: «Riconosciamo i pericoli politici nel far notare che gli studi recenti indicano una maggiore percentuale di figli di genitori omosessuali che sono inclini a impegnarsi in attività omosessuali» (Stacy, J. & Biblarz, TJ (2001). Does sexual orientation of parents matter? American Sociological Review, 66 (2), pp. 159-183). Inoltre anche loro hanno anche osservato che in diverse occasioni tali ricerche offrivano risultati che venivano distorti dalla loro interpretazione in base alle inclinazioni degli studiosi. Hanno quindi concluso che le «pressioni ideologiche vincolano lo sviluppo intellettuale in questo settore». Tutto questo è avvenuto per «non attirare le ire degli attivisti omosessuali o incoraggiare la retorica anti-gay»

Nel 2000 i ricercatori Blanchard R, Barbaree HE, Bogaert AF, Dicky R, Klassen P, Kuban ME, Zucker KJ hanno pubblicato lo studio “Fraternal birth order and sexual orientation in pedophiles” su Archives of Sexual Behavior, nel quale hanno rilevato, tra l’altro, che la migliore evidenza epidemiologica indica che solo il 2-4% degli uomini attratti da adulti preferisce i maschi, al contrario, circa il 25-40% degli uomini attratti da bambini preferisce i ragazzi (maschi). Così, affermano, «il tasso di attrazione omosessuale è 6-20 volte superiore tra i pedofili» (p. 464).

Nel 2000 su Marriage Law Projecti i ricercatori Lerner e Nagai nella loro rassegna completa dei dati sui genitori dello stesso sesso hanno concluso:«L’analisi dettagliata delle metodologie di 49 studi proposti a sostegno della tesi che i genitori omosessuali crescono i figli nel modo più efficace dei genitori sposati biologici, dimostra che esse soffrono di gravi difetti metodologici».

Nel 2000 uno studio realizzato da R.N. Williams ha osservato che figli di genitori lesbiche avevano significativamente più probabilità di essere impegnati in relazioni omosessuali. Williams ha scoperto inoltre che diverse omissioni sono state fatte da altri ricercatori che hanno condotto la ricerca in queste aree (Williams, R. N. (2000). A critique of the research on same-sex parenting, in D.C. Dollahite, ed., Strengthening Our Families, Salt Lake City, Utah: Bookcraft, p.352-355.)

Nel 1999 su Violence and Victims è stata messa a confronto la vittimizzazione violenta subita tra gli uomini e le donne con una storia di convivenza dello stesso sesso e le loro controparti con una storia di matrimonio eterosessuale. Lo studio ha trovato che gli intervistati omosessuali, rispetto a quelli eterosessuali avevano significatamene più probabilità di: (a) essere stati violentati come minori e adulti, (b) essere fisicamente aggrediti da bambini, (c) essere fisicamente aggrediti da adulti dai loro partner. Lo studio, si conclude, «conferma che la violenza domestica è più diffusa tra coppie gay rispetto a coppie eterosessuali».

Nel 1999 sul Journal of Marriage and Family, lo studio Paternal Involvement and Children’s Behavior Problems di Paul R. Amato & Fernando Rivera ha verificato che i padri riescono a offrire un un contributo unico per il comportamento dei propri figli. L’influenza positiva della presenza della madre e del padre è stata confermata, è risultata indipendentemente e significativamente associata ai problemi di comportamento dei bambini. In particolare l’influenza paterna gioca un ruolo importante nel mantenere nel figlio bassi livelli di delinquenza e criminalità e abbassando le probabilità che la figlia adolescente possa entrare in stato di gravidanza. Questi risultati sono stati confermanti anche dopo aver controllato per il coinvolgimento della madre.

Nel marzo 1999 David Popenoe, professore emerito di Sociologia presso la Rutgers University, ha pubblicato il libro Life without Father (Harvard University Press 1999) mostrando come madri e padri svolgono ruoli diversi nella vita dei loro figli: «attraverso il loro gioco, così come nelle altre attività dei figli, i padri tendono a sottolineare competizione, sfida, iniziativa, l’assunzione di rischi e di indipendenza, mentre le madri, al contrario, forniscono sicurezza emotiva e personale». I genitori inoltre disciplinano i loro figli in modo diverso: «Mentre le madri forniscono una grande flessibilità e simpatia nella loro disciplina, i padri offrono prevedibilità e coerenza». Ed ancora: «Entrambe le dimensioni sono fondamentali per una efficiente, equilibrata educazione dei figli, in tre decenni di attività come scienziato sociale sono a conoscenza di dati in cui il peso delle prove è così decisamente schiacciante: nel complesso, per i bambini, le famiglie con due genitori eterosessuali sono preferibili alle altre forme di relazioni» (p. 176)

Nel 1997 sul Journal of Sex Research sono stati analizzati i profili di 2.583 omosessuali, scoprendo che il campo modale dei partner sessuali andava dal 101 al 500. Inoltre, il 10,2-15,7% ha avuto tra i 501 e i 1000 partner, un ulteriore 10,2-15,7% ha riferito di aver avuto più di 1000 partner vita sessuale.

Nel 1997 su Violence and Victims è stato analizzato un campione di 283 gay e lesbiche, i quali hanno riferito le loro esperienze sia come vittime che come autori di violenza nella loro relazione. I risultati generali indicano che il 47,5% delle lesbiche e il 29,7% dei gay è stato vittima di un partner dello stesso sesso.

Nel 1997 su University of Illinois Law Review Lynn D. Wardle si è occupato dell’uso improprio di studi di scienze sociali a confronto tra gli effetti della genitorialità omosessuale alla genitorialità eterosessuale, affermando: «collettivamente, gli studi di scienze sociali che pretendono di dimostrare che i bambini cresciuti da genitori che si impegnano in comportamenti omosessuali non sono soggetti a un rischio significativamente maggiore sono metodologicamente e analiticamente viziata, e cadono al di sotto degli standard di affidabilità necessari per sostenere tali conclusioni» (p. 852). Questi studi hanno ignorato gli effetti potenziali significativi dei figli di gay, tra cui un maggiore sviluppo dell’orientamento omosessuale nei bambini e svantaggi emotivi e cognitivi causati dalla mancanza di genitori di sesso opposto, e una precaria sicurezza economica (p. 833-920)

Nell’ottobre 1997 sul Journal of Child Psychology and Psychiatry sono stati mostrati i risultati di uno studio che ha confrontato trenta famiglie con genitori lesbiche e 42 famiglie con una madre single eterosessuale e con 41 famiglie formate dai genitori eterosessuali. I risultati hanno mostrano che i bambini cresciuti in famiglie senza padre fin dall’infanzia hanno vissuta con maggior intensità e interazione il rapporto con la madre, anche se sono stati percepiti meno cognitivamente e fisicamente competenti rispetto ai loro coetanei con un padre presente in famiglia

Nel 1996 sul Journal of Gay & Lesbian Social Services è stato analizzato un campione di 288 soggetti gay e lesbiche, rilevando una elevata incidenza di storie personali segnate dall’abuso nella loro relazione omosessuale.

Nel 1996 nell studio di S. Sarantokas intitolato “Children In Three Contexts: Family, Education, and Social Development”, pubblciato su Children Australia, si conclude che: «Nel complesso, lo studio ha dimostrato che i figli di coppie sposate hanno più probabilità di fare bene a scuola a livello accademico e sociale rispetto ai figli di coppie conviventi e omosessuali» (pp. 742-743)

Nel gennaio 1996 in uno studio scientifico su Developmental Psychology i ricercatori Tasker e Golombok, anche se hanno cercato di affermare il contrario, hanno rivelato attraverso i loro risutlati una connessione tra l’essere cresciuto in una famiglia lesbica e l’essere omosessuali, infatti nessuno dei bambini provenienti da famiglie eterosessuali aveva avuto una relazione lesbica o gay, al contrario, cinque (29%) delle diciassette figlie e uno (13%) degli otto figli cresciuti in famiglie omosessuali hanno riferito di avere avuto almeno una relazione dello stesso sesso. Lo studio ha presentato altre piccole manipolazioni interpretative

Nel 1995 su Developmental Psychology è stato fatto notare che il 9,3% di un gruppo di 75 figli di 55 padri gay o bisessuali sono omosessuali a loro volta, dato che è notevolmente superiore alla prevalenza di maschi omosessuali nella popolazione generale.

Nell’aprile 1995 su un campione casuale di 5.182 adulti da 6 aree metropolitane statunitensi sono stati interrogati in merito incestuosi rapporti sessuali durante l’infanzia. L’incesto è stato riportato in modo sproporzionato da entrambi i maschi e femmine bisessuali e omosessuali. 148 gay (7,7% del campione) ha 14 (50%) di persone dello stesso sesso, e 7 (22%) delle esperienze incestuose di sesso opposto, e 20 (69%) di persone dello stesso sesso e il 2 (3%) di esperienze sessuali di sesso opposto con altri parenti. 88 lesbiche (3% del campione) ha 2 (33%) di persone dello stesso sesso incesto e 7 (9%) di sesso opposto incesto e 1 (17%) di persone dello stesso sesso e il 10 (13%) di fronte- esperienze sessuali sessuali con altri parenti. Il 12% di 98 omosessuali maschi vs 0,8% su 1.224 maschi eterosessuali con un fratello segnalato fratello-fratello incesto. Questi risultati sono in accordo con quelli di altri studi in cui è stato segnalato l’incesto sproporzionatamente più da omosessuali. A differenza di una ipotesi genetica evolutiva, questi dati supportano l’alternativa che l’omosessualità può essere appreso, dal momento che gli omosessuali non producono figli a livelli sostenibili e l’incidenza dell’omosessualità varia in funzione di diversi fattori sociali. L’incesto non si può escludere una base significativa per l’omosessualità.

Nel 1994 su Archives of Sexual Behavior ci si è concentrati sugli episodi di attività sessuale non consensuale tra 930 uomini omosessuali attivi in Inghilterra e Galles. Il 27,6% di essi ha riferito di essere stato aggredito sessualmente da altri uomini, un terzo è stato costretto ad attività sessuali da altri uomini con i quali aveva avuto o stava avendo un rapporto sentimentale.

Nel 1994 una ricerca sul Journal of Divorce & Remarriage sono stati analizzati i dati di letteratura pubblicati sulla genitorialità omosessuale e dei suoi effetti sui bambini. Scrivono i ricercatori: «Ogni studio è stato valutato secondo gli standard accettati di ricerca scientifica. La scoperta più impressionante è stata che tutti gli studi mancavano di validità esterna, e non un singolo studio rappresentava la sub-popolazione di genitori omosessuali. Solo tre studi hanno soddisfatto gli standard minimi di validità interna, mentre gli undici restanti presentati hanno mostrato minacce mortali alla validità interna. La conclusione che non vi sono differenze significative nei bambini allevati da madri lesbiche rispetto a madri eterosessuali non è supportata dalla ricerca scientifica». Hanno inoltre aggiunto: «Un altro limite reciproco di molti degli studi è stato quello già identificato da Rees (1979), vale a dire, il desiderio politico e giuridico “di presentare una felice e ben regolata famiglia lesbica al mondo”» (p. 116)

Nel 1994 la Harvard University Press ha pubblicato un ampio studi dei ricercatori Sara McLanahan e Garry Sandefur sui bambini cresciuti con un solo genitore biologico. La loro conclusione è stata: «i bambini che crescono in famiglie con un solo genitore biologico hanno uno sviluppo peggiore, in media, rispetto ai bambini cresciuti in famiglie con entrambi i genitori biologici, indipendentemente dal fatto che la madre residente si sia risposata»

Nel dicembre 1994 sul Journal of Interpersonal Violence sono stati analizzati i rapporti intimi tra omosessuali, concludendo che la “violenza lesbica” non è un fenomeno raro. Quasi tutti gli intervistati (circa 300 soggetti) sonno stati vittima di uno o più atti di aggressione verbale da parte del loro partner durante l’anno precedente, e il 31% ha riferito uno o più abuso fisico subito, mentre il 12% ha dichiarato di essere stata vittima di un grave abusi fisici.

Nel 1993 su Families and Society sono stati sintetizzati i lavori Erik Erikson, uno dei più apprezzati psicologi dello sviluppo in tutto il mondo, notando che le madri e i padri amano in modo diverso e non sono affatto intercambiabili. Inoltre, gli adolescenti che hanno rapporti affettuosi con i loro padri presentano migliori abilità sociali, maggiore fiducia, e sono più sicuri nelle loro competenze.

Nel 1993 sul New Directions for Child and Adolescent Development lo studio intitolato “Distinctive role of the father in adolescent separation-individuation”di Shmuel Shulman e Moshe M. Klein, ha analizzato il rapporto tra il padre e l’adolescente, valorizzando il suo ruolo come unico. Hanno concluso: «i padri, più delle madri, trasmettono la sensazione agli adolescenti di poter contare su se stessi, così padri possono fornire un “ambiente facilitante” per il conseguimento, da parte dell’adolescente, della differenziazione dalla famiglia e del consolidamento dell’indipendenza» (pp. 41-53).

Nel 1992 sul Journal of Sex & Marital Therapy gli studiosi Freund K, Watson RJ hanno pubblicato lo studio “The proportions of heterosexual and homosexual pedophiles among sex offenders against children: an exploratory study”, analizzando i profili degli autori di pedofilia, da cui è emerso -seppur senza generalizzare- che la percentuale di pedofili veri tra le persone con uno sviluppo omosessuale è maggiore rispetto a persone che si sviluppano eterosessualmente. In particolare hanno rilevato che il rapporto tra vittime femmine e maschio era di circa 2:1, anche se il rapporto tra uomini eterosessuali e omosessuali è di circa 20:1. I due ricercatori hanno concluso affermando che i loro risultati «supportano l’idea che uno sviluppo omosessuale spesso non si traduce in androphilia [desiderio sessuale per gli uomini] ma in pedofilia [desiderio omosessuale di ragazzi]. Questo, ovviamente, non dovrebbe essere inteso come dire che gli androphiles possano avere una maggiore propensione ad offendere i bambini di quanto non facciano gli uomini gynephiles [interessati alle donne]» (p. 41).

Nel 1991 sul Journal of Social Service Research uno studio ha valutato la violenza domestica tra coppie omosessuali e eterosessuali concludendo che l’abuso tra partner lesbiche si verifica maggiormente (55%) rispetto ai rapporti eterosessuali (37 al 55%).






«I tempi sono cambiati: ma nel continente americano la battaglia tra chi difende gli oppressi e chi sostiene gli oppressori continua. E i preti cattolici sono ancora in prima linea».


Franco Cardini, noto storico italiano e ordinario presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (Sum), ha spiegato: «sarebbe ingiusto negare che molti della Chiesa cattolica si siano piegati alle esigenze delle potenze colonialistiche e alla loro pratica di violenza e rapina. Resta tuttavia un fatto: nel mondo protestante non c’è nessun missionario che sia riuscito a combattere ingiustizia e violenza con lo stesso successo con cui l’hanno fatto i cattolici: e difatti nell’America settentrionale e Oceania si sono avuti sistematici genocidi su larga scala, messi in atto sopratutto da inglesi e olandesi, che non trovano riscontro nell’America meridionale dove stragi e razzìe di schiavi ebbero certamente luogo, ma dovettero fare i conti con apostoli che difesero i nativi a viso aperto, spesso accettando insieme a loro la persecuzione». E’ il caso del domenicano Bartolomé Las Casas che riuscì a convincere Carlo V a promulgare le “Nuevas Leyes”, «irreprensibile codice garantista nei confronti dei nativi, che resta un modello giuridico a testimonianza del senso di equità di un sovrano cattolico e che impedì molte sopraffazioni».Ma la lotta contro il colonialismo, nel continente mesoamericano, continua ancora oggi. Purtroppo l’offensiva delle multinazionali neocolonialiste, ha spiegato Cardini, «si è andata sviluppando di pari passo alla campagna di sètte protestanti che, ad esempio in Guatemala, hanno quasi sradicato la Chiesa cattolica». La cronaca di oggi ci dice infatti che, ad esempio, il vescovo brasiliano Pedro Casaldaliga è stato obbligato a lasciare la sua residenza a causa delle minacce di morte ricevute per la sua difesa degli indios. In Honduras padre Candido Pineda è stato più volte minacciato per la sua attività in difesa degli indigeni e dei contadini poveri, ed è stato arrestato per questo dalla polizia. In Amazzonia i missionari cattolici stanno difendendo i nativi contro le multinazionali e le loro ruspe, padre Dario Bossi ha recentemente vinto contro il colosso minerario Vale, salvando i villaggi locali. E così via. Non a caso la conclusione dell’articolo di Cardini è questa: «I tempi sono cambiati: ma nel continente americano la battaglia tra chi difende gli oppressi e chi sostiene gli oppressori continua. E i preti cattolici sono ancora in prima linea».

Di tutte le tirannidi un "governo del popolo" è la più tormentante


Di tutte le tirannidi un "governo del popolo" è la più tormentante, la più insulsa, assolutamente il tramonto di ogni cosa grande e sublime. (...) Un governo del popolo è la vera immagine dell'inferno.

S. Kierkegaard, Diario.

Signore, aprici..

"Signore, Signore... aprici!"

Chi ha ricchezze di questo mondo, e dopo aver trattenuto da esse ciò che gli è necessario per il vitto e il vestito, vede che il suo fratello, per il quale Cristo è morto, si trova nel bisogno, deve dargli ciò che gli sopravanza. E se non glielo dà, se chiude il suo cuore di fronte al fratello che è nell'indigenza, io affermo che pecca mortalmente, perché non c'è in lui l'amore di Dio; se ci fosse in lui questo amore, darebbe volentieri al suo fratello. Guai a coloro che hanno la cantina piena di vino e il granaio pieno di frumento, e che hanno due o tre paia di vestiti, mentre i poveri di Cristo con il ventre vuoto e il corpo seminudo gridano aiuto alla loro porta. E se qualcosa si dà loro, si tratta sempre di poco, e non delle cose migliori ma delle più scadenti. Verrà, sì, verrà l'ora, quando anch'essi grideranno, stando fuori alla porta: "Signore, Signore, aprici!". Ed essi, che non vollero ascoltare i lamenti dei
poveri, si sentiranno dire: "In verità, in verità, vi dico: io non vi
conosco".


Sant'Antonio di Padova

Teoria dell'identità.


La teoria dell'identità sostiene che ci sia solo una realtà sostanziale: la realtà fisica, materiale. Perciò la
mente non può che essere qualcosa di materiale. La mente quindi viene considerata come identica al cervello: tutti i fenomeni
mentali in realtà si identificherebbero con particolari stati o processi neurali. Così un preciso stato cerebrale è un preciso stato mentale. In questo modo si pensava di poter risolvere
l'annoso problema dell'interazione mente-corpo.

Non viene però spiegato che cosa sia la "sostanza materiale" né quale sia lo statuto ontologico dei numeri etc.

"Tu sei il Cristo".



Dice loro Gesù: Ma voi chi dite ch'io sia? Rispondendo Simon Pietro disse: Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente. E Gesù gli replicò: Te beato, o Simone, figlio di Giona, perché non la carne né il sangue te l'ha rivelato; ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno mai prevarranno contro di lei. E a te darò le chiavi del regno dei cieli: e qualunque cosa avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli.

(Mt 16,13-19)

Non bisogna cedere. Non bisogna credere che non ci si può fare niente.

Non bisogna cedere. Non bisogna credere che non ci si può fare niente. Il segreto del controllo globale è questo: farci credere che i problemi verranno risolti, o che non sono veri problemi. E, soprattutto, che non possiamo farci niente da qui, mentre ai posti di comando ci sono "esperti" che ne sanno più di noi e che risolveranno tutto, prendendo le migliori decisioni per il bene comune.

Partiamo dall'idea che sia tutto il contrario di così e che quello che ci viene detto e fatto credere è sempre in funzione di un profitto.

Ontologismi IV

Il duro lavoro ha fatto sì che fosse facile.

"Il duro lavoro ha fatto sì che fosse facile. Questo è il mio segreto. Questo è il motivo per cui ho vinto".

Nadia Comaneci

Avere dimestichezza con lo Spirito santo



Il cristiano che, avendo nella preghiera dimestichezza con lo Spirito santo di Gesù che continuamente guida comanda, è in grado di sentire di dover abbandonare l'intero suo progetto a favore del disegno di Dio: ecco il cristiano maturo.

Hans Urs von Balthasar

... non avendo fatto altro, non l'aveva fatto abbastanza.

Bobby Fischer, che iniziò a giocare a scacchi a sei anni e mai volle distrarsi dal gioco degli scacchi, quando vinse contro Boris Spasskij (1972) disse che il suo obiettivo da quel momento era di dedicarsi di più al gioco degli scacchi, perché fino ad allora, non avendo fatto altro, non l'aveva fatto abbastanza.

Berkeley: la materia non esiste.

Ma, direte, non c’è niente di più facile che immaginare che esistano alberi, ad esempio in un parco, o libri in uno studio, senza che vi sia nessuno a percepirli. Rispondo che certo pote­te farlo, in questo non c’è nessuna difficoltà: ma non state forse formando nella vostra mente certe idee che chiamate libri e alberi, omettendo nel contempo di formulate l’idea di qualcuno che possa percepirli? Non state forse voi stessi pensando o percependo quelle idee? Questo, dunque, non prova nulla: mostra sol­tanto che avete il potere di immaginare o di formare idee nella vostra mente, ma non che potete concepire la possibilità che gli oggetti del pensiero esistano al di fuori della mente. Per questo, è necessario che concepiate che tali oggetti esistano senza essere concepiti o pensati, ciò che è una contraddizione manifesta. Quand’anche facessimo del nostro meglio per concepire l’esistenza dei corpi esterni, non faremmo che contemplate continuamente le nostre idee. Ma dato che la mente non si accor­ge di sé stessa, si illude, pensando di poter con­cepire corpi la cui esistenza non dipende dal pensiero; invece, nel medesimo istante in cui la mente crede di concepire corpi esterni, quei corpi vengono appresi, cioè esistono in essa. Basta un po’ di attenzione perché chiunque si accorga della verità e dell’evidenza di quanto è stato detto qui, rendendo inutile ogni prova ulteriore contro l’esistenza della sostanza materiale.


G. Berkeley, Trattato sui principi della conoscenza umana.

L'ipotesi che il mondo sia realmente materiale è ancora da provare

L'ipotesi che il mondo sia realmente materiale è ancora da provare. Dunque 1) l'esistenza della materia è un atto di fede e 2) i materialismi (di ogni specie) non stanno in piedi da soli, mentre 3) l'anima pensante è certa ed indubitabile.

Ontologismi IV

Ero incominciata per sbaglio...

La mia mamma, vedi, non mi voleva. Ero incominciata per sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perchè non nascessi ogni sera scioglieva nell'acqua una medicina. Poi la beveva, piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi, dentro il suo ventre, e le tirai un calcio per dirle di non buttarmi via. Lei stava portando il bicchiere alle labbra. Subito lo allontanò e ne rovesciò il contenuto per terra. Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa nel sole, e se ciò sia stato bene o male non so. Quando sono felice penso sia stato bene, quando sono infelice penso sia stato male. Però, anche quando sono infelice, penso che mi dispiacerebbe non essere nata perchè nulla è peggiore del nulla. Io, te lo ripeto, non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto d'avere due braccia e due gambe. Io, in fondo, non temo neanche di morire: perchè se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente. Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stato, sia pure per caso, sia pure per sbaglio, sia pure per l'altrui distrazione. Molte donne si chiedono: mettere al mondo un figlio, perchè? Perchè abbia fame, perchè abbia freddo, perchè venga tradito ed offeso, perchè muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra. Forse hanno ragione. Ma il niente è da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente.


Lettera a un bambino mai nato - Oriana Fallaci

Se Dio non esiste, non vale la pena rischiare.

Se Dio non esiste, non vale la pena rischiare. Nel mondo c'è troppa crudeltà, troppa ingiustizia, troppo male, troppa morte - per un figlio.
Ma se Dio esiste...
Se Dio esiste tutto ha un senso e anche il figlio più disgraziato troverà alla fine del suo percorso qui sulla terra la grazia infinita del Signore: la salvezza eterna, la pienezza della vita, nella Gioia.
Per questo chi ha fede non può che proclamare la sacralità della vita: la vita sopra ogni cosa, la vita che non è nelle nostre mani
ma in quelle di Dio.
I figli che non sono i nostri,
ma sono prima di tutto i suoi:
così come noi siamo suoi
e proclamiamo con gioia che Lui
e Lui soltanto
è il Signore del tempo
e il Padrone dell'universo.


Ontologismi IV

Alla fine avevo deciso che il male e il dolore non potevano essere un problema

Alla fine avevo deciso che il male e il dolore non potevano essere un problema. Se il male fosse stato un problema avrei dovuto interrogarmi allo stesso modo sul bene. E quella statuetta che piangeva lacrime di bambino non poteva che significare questo: anche Dio soffre.

Ontologismi IV

La chiave è questa

La chiave è questa: ripetersi ogni giorno che solo il singolo come Singolo sta in rapporto assoluto con l'Assoluto. Ogni giorno. Dimenticando la presunzione di aver davvero capito, se prima non avrai confessato di aver vissuto. Io sono qui. Non ho capito. Ma voglio capire. E lo confesso: sì, ho vissuto.

[Ontologismi IV]

Se il Signore...

Se il Signore dice "alzati", mi alzerò.
Se il Signore dice "vivi", io vivrò.
Se il Signore dice "servimi", lo servirò.
Se il Signore dice "dormi", dormirò.
Se il Signore dice "cadi", io cadrò.
Se il Signore dice "muori", morirò.

Ma il Signore dice: "Guardami, sono morto sulla Croce per te".

[Ontologismi IV]

Fede, speranza, amore.

FEDE. Avere fede non significa soltanto credere in Dio, ma anche nell'uomo. La fede in Dio può rappresentare un sollievo nell'educazione. Faccio ciò che è in mio potere ma smetto di chiedermi continuamente se i miei metodi educativi siano perfetti o se non stia per caso nuocendo a mio figlio. Faccio ciò che posso e confido che il mio operato sia benedetto, anche se commetto degli errori. Che i metodi educativi che adottiamo siamo quelli giusti è impossibile dimostrarlo. C'è un'unica certezza: l'incertezza del risultato. Perciò l'educazione è innanzitutto e soprattutto rapporto. Dobbiamo instaurare un rapporto con i figli e fidarci dei nostri sentimenti. [...] Spiritualità nella famiglia significa credere che il mio bambino sia unico, cercare di immedesimarmi in lui per scoprire sempre più questa immagine originale. Corriamo continuamente il rischio di proiettare sui figli immagini nostre che però ne offuscano la singolarità e impediscono loro di crescere in quell'unicità che Dio gli ha destinato. [...] Credere significa osservare nostro figlio chiedendoci: che cos'ha di speciale questo bambino? Che cosa trasmette con i suoi sentimenti? Come reagisce? Che cosa lo tocca? E anche qui è necessario il silenzio per liberarci delle immagini, spesso inconsce, che attribuiamo al bambino e aprirci alla sua unicità e particolarità. Il battesimo ci ricorda a più riprese che il bambino è figlio di Dio. Quando durante la cerimonia gli viene cosparso il capo di acqua significa che viene pulito da tutto il torbido con cui lo appesantiamo proiettando su di lui i nostri desideri e le nostre idee. Il battesimo non serve soltanto al bambino ma anche ai genitori. Ricorda loro che devono abbandonare le aspirazioni che s'insinuano nel rapporto con i figli. Il battesimo ha anche un altro aspetto importante perché si dice del bambino; “Tu sei il mio figlio diletto. Tu sei la mia figlia diletta. In te mi sono compiaciuto”. Karl Friedlingsdorf ha scritto un libro, intitolato Vivere, non sopravvivere, nel quale sostene che molti figli ricevono dai genitori un riconoscimento condizionato della loro esistenza: “Puoi esistere se fai il bravo, se combini qualcosa, se hai successo, se non mi dai problemi”. Se il bambino sente che la sua esistenza è condizionata, si adegua totalmente pur di essere amato. Fa sempre di più per essere apprezzato. Questo però è sopravvivere, non vivere davvero. La vita vera presuppone il diritto di esistere senza condizioni, l'accettazione incondizionata da parte dei genitori e delle altre persone di riferimento. Il battesimo ricorda ai genitori (e non solo a loro) di accettare e amare incondizionatamente i figli. [...] Avere fede in un bambino significa però anche qualcos'altro. Una volta Romano Guardini ha detto: “Alla nascita di ogni uomo Dio pronuncia una parola d'ordine che vale soltanto per quell'individuo. E il compito di quell'uomo è di far percepire in questo mondo la parola unica che Dio ha detto a lui soltanto”. Avere fede in un bambino significa quindi ascoltare ciò che Dio vuole dirci per suo tramite. […] Molti genitori di bambini disabili o “strani” all'inizio sono scioccati. Hanno paura di non sapere come prendere l'handicap del figlio o che l'intera famiglia abbia a soffrirne. Eppure spesso hanno dovuto constatare che il bambino disabile è una benedizione per tutti. Ha in sé qualcosa che fa bene alla famiglia. Il figlio disabile non è soltanto il povero bambino di cui ci si deve prendere cura . In lui è racchiusa anche una grande ricchezza. Avere fede significa scoprire questa ricchezza ed esserne grati.

SPERANZA. Senza speranza non si può essere padri o madri. La speranza, però, è diversa dall'aspettativa. Il bambino può deludere le aspettative: quella che sia bravo a scuola, per esempio, ma anche quelle più profonde riguardanti il successo nella vita. La speranza non può essere delusa. Sperare – dice il filosofo francese Gabriel Marcel – significa: io spero per te. Spero in te. Sperare significa che non abbandono mai mio figlio, che so aspettare. Avere fede significa credere nel fondo di bontà di un figlio. Avere speranza vuole dire sperare che sbocci, che cresca sempre più nella sua unicità e che la sua sia una vita riuscita. Della speranza san Paolo dice: “Ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza”. Per un figlio speriamo ciò che non vediamo. La speranza, infatti, palesa l'invisibile. E' una forza che avvia un movimento nel bambino e può dare pazienza ai genitori, cosicché non disperano subito se commette sempre gli stessi errori, se apparentemente non fa progressi, se ancora non inizia a parlare. La speranza concede al bambino uno spazio nel quale potersi sviluppare e una prospettiva del futuro che infonde speranza anche in lui: vala la pena di vivere. […] I bambini dispongono di grandi risorse, sono spesso molto creativi e non di rado sanno trovare soluzioni. E avvertono chiaramente se ci si fida di loro oppure no. Talvolta i genitori temono che i figli possano ammalarsi o prendere una brutta china. “ La speranza annega la paura ” dice Ernst Bloch. E Verena Kast , che, dal punto di vista della psicologia, descrive la speranza come una forza terapeutica, ritiene che “nell'uomo la speranza viene prima della paura, per cui può scegliere attivamente di sperare”. Sulla porta dell'Inferno Dante ha scritto: “Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate”. L'inferno è la dove non c'è speranza. Se i genitori non la trasmettono ai figli, se loro stessi ne sono privi, per i bambini è l'Inferno. Vivono in uno spazio senza speranza, senza luce, senza vita.

AMORE. I genitori amano i figli, i quali però spesso strapazzano questo amore. Soprattutto nei primi anni ai genitori si chiede tantissimo: è il bambino a determinare il ritmo delle giornata, li priva del sonno ed esige attenzioni ventiquattro ore su ventiquattro. E poi c'è la delusione di vederlo timoroso, insicuro o addirittura incline a comportamenti distruttivi. Non era così che si erano immaginati l'educazione di un figlio, raccontano tanti genitori, più o meno stressati e snervati. Due strade appaiono importanti qui, affinché l'amore sia stabile. La prima è una via spirituale: confido nel fatto che ci sia in me una fonte di amore che non si esaurisce mai. E' la fonte dello Spirito Santo che, per dirla con le parole di san Paolo, è riversato nel nostro cuore sotto forma di amore. Se mi sembra di non averne più cerco di entrare in contatto con questa fonte che sgorga dentro di me e l'amore scorrerà anche nelle situazioni difficili. E' più di un sentimento. E' una sorgente di forza che mi rende capace di accettare incondizionatamente mio figlio e di trattarlo bene. Avere fede significa vedere il buono che c'è in un bambino. Amare significa trattarlo bene. Posso amare mio figlio soltanto se credo nella sua unicità e nelle sue capacità. La seconda strada per rinnovare l'amore in noi stessi è quella di prendere sempre sul serio proprio i sentimenti sgradevoli . Talvolta nei confronti di un figlio non si prova soltanto amore, ma aggressività. Conosciamo tutti dei genitori che si muovono accuse se sono aggressivi nei confronti dei figli. Sono genitori che hanno per lo più un'idea perfezionistica dell'amore. Amore e aggressività, però, vanno insieme. L'aggressività ha la funzione di regolare il rapporto tra vicinanza e distanza. Se una madre prova aggressività nei confronti del suo bambino, è sempre un invito a prendersi cura di se stessa. Ha bisogno di un maggior distacco dal figlio, ha bisogno di tempo per sé. Se però ha un ideale spirituale inadeguato penserà: “Devo provare sempre lo stesso amore per mio figlio”, reprimere l'aggressività e rimarrà delusa ogni volta che si ripresenta. L'aggressività repressa può allora manifestarsi nella paura irrazionale di poter fare del male al figlio. Una madre mi raccontava che, quando in cucina maneggiava un grosso coltello, era assalita dal timore di pugnalare e ferire il bambino. Naturalmente anche questa madre amava suo figlio, ma presumeva che l'amore dovesse essere assoluto. Perciò aveva totalmente represso l'aggressività nei suoi confronti, che riaffiorava in quelle paure ossessive. Se questa madre abbandonasse l'ideale dell'amore assoluto potrebbe accettare ed elaborare la propria aggressività, la cui unica funzione è quella di ricordarle che ogni tanto ha bisogno di un po' di tempo da dedicare a se stessa per poter affermare la propria autonomia nei confronti del figlio. Se la nostra vita non è improntata a un spiritualità sana, questa si manifesta spesso in pretese eccessive verso noi stessi. Pretendiamo allora di essere capaci di un amore assoluto. Soltanto Dio, però può avere in sé qualcosa di assoluto. E se non abbiamo un'immagine di Dio, ci facciamo Dio noi stessi per i nostri figli pensando di dover far sentire loro che siamo sempre lì, che possiamo tutto, che siamo in grado di trasmettere loro una sicurezza e una protezione assolute. All'inizio i bambini concepiscono spesso i genitori come divinità onnipotenti. Ben presto però questa immagine s'incrina e li vedono nella loro limitatezza. L'educazione (religiosa) consente ai figli di spostare le proiezioni divine dai genitori a un essere superiore in grado di offrire protezione e amore assoluti. La fede in Dio aiuta il bambino ad accettare la detronizzazione dei genitori e a godere con gratitudine del loro amore limitato.

[TESTO TRATTO DAL VOLUME DI ANSELM GRÜN E JAN-UWE ROGGE, "LE DOMANDE DEI BAMBINI SU DIO" (LINDAU)]