Signore, pietà. - Ontologismi IV

Signore, pietà.
Che mondo pietoso. Un mondo di ciccioni sovralimentati, esauriti, arroganti. Vecchie rifatte, che non si sa se siano più mostruose o ridicole. Governanti senza misericordia. Cittadini solo intenti a lavorare, produrre, guadagnare, consumare. E morire. Quando ci sarebbero le risorse per il benessere e la serenità dell'intero pianeta. Una società nemica dei bambini, della famiglia. Profondamente ostile allo sviluppo integrale della natura umana. Niente educatori che siano tali, niente principi, niente corse nei prati, niente giochi in cortile, niente spazi per giocare all'aria aperta, asili impossibili, spese assurde: quando non viene ucciso nel ventre della madre il piccolo dell'uomo è ormai ridotto a prodotto di consumo, uno tra i tanti. Una specie di orribile e spaventoso bambolotto. Gli si ucciderà comunque la coscienza, prima che venga a sapere cosa sia. E saremo sempre noi genitori per primi a farlo, ormai analfabeti d'ecucazione, ipnotizzati dalla televisione, dagli pseudo problemi della politica, della cultura, della società. Ma quale cultura? Quale società? Beh, è chiaro: quella di un mondo in cui anche una corsetta con gli amici diventa una corsa tra le mine, le bombe. Cruda metafora della nostra vita: una corsa a ostacoli tra la morte, senza Fede, senza speranza. Con il miraggio e la distorsione di un Dio che diventa un prodotto da banco, di fianco alla Simmental, per nutrire quello che resta dell'anima, o al Dixan, giusto per lavarsi un po' quello che resta della coscienza.
Una corsa tra i morti. Una società di morti viventi.
Ecco cosa stiamo diventando.
Tutti.
Signore, pietà.


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